TOMA MIHAI

Dalla Romania all’Italia, per imparare un nuovo mestiere e coltivare un sogno

Quello della sbavatura, in fonderia, è un reparto durissimo, bisogna “avere il fisico”, avere mani forti e vigore. Non da meno è il reparto di distaffatura, dove si aprono le staffe che permettono la formatura e si puliscono i getti. “Ora lavoro con l’escavatore, che ha una pinza girevole che apre le staffe”, ci racconta Toma Mihai, 44 anni, rumeno di nascita, fisico possente e un sorriso rassicurante. Tomai lavora per Fonderie Ariotti dal 2005, prima attraverso un appaltatore esterno, poi, dal 2010 come dipendente. Oggi è anche custode del capannone di lavorazione meccanica.

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“Qui mi trovo bene – aggiunge – sono orgoglioso di essere stato il primo della ditta appaltatrice per cui lavoravo a essere stato assunto da Ariotti. La famiglia ha apprezzato il mio modo di lavorare, ha creduto in me”. Dell’ambiente che c’è in fonderia Toma vuole mettere in evidenza il rispetto. “Ho sempre rispettato tutti – dice – e nei miei confronti c’è lo stesso rispetto”.

L’avventura in Italia di Toma Mihai comincia nel 2002. “Sono venuto per caso. Lavoravo in un albergo in Romania, mi occupavo della sicurezza, poi l’albergo ha cambiato proprietà, ha messo i lavoratori in mobilità, io ho avuto otto mesi di cassa integrazione. Sono venuto in Italia in vacanza, sul Lago di Garda con un’amica, nei giorni di Pasqua. Lei era in Italia già da molti anni e mi ha trovato un lavoro in Valcamonica. Non parlavo bene la lingua, ma ho subito trovato lavoro in un’agenzia che forniva vigilantes per la sicurezza ai locali o alle discoteche. Ho beneficiato della legge Bossi-Fini e della sanatoria che mi ha permesso di avere tutti i documenti per rimanere in Italia”.

Ad Arad, in Transilvania, la parte della Romania da cui proviene, Toma sarebbe diventato probabilmente un geometra. Oppure un poliziotto. “Dopo il liceo in Romania volevo entrare in Polizia – racconta -, sono passato al primo turno ma non mi sono presentato all’esame successivo. Ho frequentato il liceo industriale per le costruzioni civili, forse avrei potuto fare il geometra, ma mi è sempre piaciuto il settore della sicurezza, della vigilanza. L’ho sempre fatto in Romania, negli alberghi o nelle discoteche”.

Oggi Fonderie Ariotti rappresenta la serenità per Toma e per sua moglie, Lidia Emma, anche lei rumena, una formazione universitaria nella facoltà di Giurisprudenza. Un amore giovanile ritrovato dopo molti anni e per il quale, raccontandolo, a Toma si illuminano gli occhi. Ma Fonderie Ariotti è anche la possibilità di coltivare un sogno: quello di poter un giorno tornare nella propria terra, in Romania. “Ho costruito una bella casa in Transilvania – dice Toma –, la uso tre settimane l’anno, in agosto e poi a Natale. La Romania resterà sempre la mia casa, lì ho un fratello malato”. E ancora: “Qui sto bene, non ho nulla di cui lamentarmi. Ma non escludo di poter valutare l’ipotesi di tornare in Romania, magari per aprire una palestra tutta mia, oppure un’agenzia di vigilanza”.

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